Leggi l’articolo apparso oggi su Tio – Lo scorso 23 marzo ho avuto modo di assistere a un’interessante tavola rotonda organizzata dal Comune di Massagno nell’ambito della settimana contro il razzismo, dedicata alle discriminazioni in ambito sportivo, dove ho incontrato Sarah Akanji, giocatrice di calcio attiva politicamente contro ogni tipo di discriminazione, che siede in Gran Consiglio a Zurigo. Quando il suo allenatore le disse “il tuo posto è la cucina non il campo da calcio” ha deciso di fondare una squadra femminile, l’FC Winterthur, dove è attualmente giocatrice e capitana. Su quanto detto dall’allenatore rimango letteralmente senza parole e penso che vada radiato a vita dai campi da calcio; mentre sulla reazione di Sarah tanta stima, complimenti per il lavoro fatto e incoraggiamento per il futuro.
Purtroppo però questo tipo di commenti, aggiunti anche a quelli di tipo razzista, sono all’ordine del giorno, mi ha raccontato Sarah; ecco alcuni esempi: “i neri sono stupidi”, “dovreste mettere dei pantaloncini più corti per rendere il calcio femminile più attrattivo”, “sei una ragazza questo non è il tuo posto”. Ma vi rendete conto che lei vuole semplicemente giocare a calcio?! E ne ha tutto il diritto, come ha anche tutto il diritto di non dover spendere inutilmente energie per combattere commenti di questo tipo. Fortunatamente è andata avanti imperterrita per la sua strada.
Non così però è stato per la sua carriera politica: ha deciso di non candidarsi per la legislatura 2023-27 perché la situazione è diventata sempre più difficile: “più mi espongo, più la situazione diventa insostenibile, ricevo diverse minacce e non mi sento più sicura, non ho più le energie necessarie per affrontare tutto questo e ho deciso di concentrarmi sul calcio e sugli studi universitari, ritirandomi per il momento dalla politica”.
Mi chiedo e vi chiedo: è mai possibile? È questa la Svizzera che vogliamo? Una giovane studentessa universitaria, giocatrice di calcio, attiva in politica deve subire, nel 2023, tutto questo? C’è da rimanere veramente scioccati: la strada da percorrere è ancora molto, ma mooolto lunga e tanto rispetto per chi ha il coraggio di andare avanti sulla propria strada nonostante tutto. Personalmente non ho subito pregiudizi così pesanti – ne ho subito qualcuno in quanto donna e madre, ma sarebbero semmai oggetto di un ulteriore articolo – ma sono profondamente convinta che bisogna fare qualcosa per cambiare la situazione, soprattutto per coloro che non hanno il coraggio di ribellarsi.